martedì 31 maggio 2011

L'orto è un giardino

Gruppo 2 (Marika Carbone, Serena Carizzoni)


Le leggi della semplicità

di John Maeda, graphic designer, artista visivo e teorico dell’informatica, docente di Media Arts Sciences al Massachusetts Institute of Technology.
(Le leggi della semplicità, Bruno Mondadori, 2006).

1
RIDUCI
Il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata.

2
ORGANIZZA
L’organizzazione fa sì che un sistema composto da molti elementi appaia costituito da pochi.

3
TEMPO
I risparmi di tempo somigliano alla semplicità.

4
IMPARA
La conoscenza rende tutto più semplice.

5
DIFFERENZE
La semplicità e la complessità sono necessarie una all’altra.

6
CONTESTO
Ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico.

7
EMOZIONE
Meglio emozioni in più piuttosto che in meno.

8
FIDUCIA
Noi crediamo nella semplicità.

9
FALLIMENTO
Ci sono cose che non è possibile semplificare.

10
L’UNICA
Semplicità è: sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo.


lunedì 30 maggio 2011

Copertura autoportante

Gruppo 1 (Davide Radogna, Enrico Simoni)




Geo design - 2a+p

di Paola Tonizzo

Segnalo il progetto dello studio di architettura di Roma 2A+P, sviluppato nell’ambito dell’ iniziativa “Torino World Design Capital 2008”. Si tratta della progettazione di orti urbani alla Falchera, storico quartiere popolare alla periferia nord di Torino. L’iniziativa è nata per migliorare l’aspetto degli orti di questo quartiere, già presenti dagli anni ’50 e oggi visti, a causa dell’aspetto trasandato, come elementi di degrado. 2A+P propone modalità di organizzazione degli orti e meccanismi per agevolarne l’uso e la diffusione. Nel progetto è presente anche una parte dedicata alla memoria della tradizione, una raccolta di conoscenze agricole e delle coltivazioni diffuse sul territorio torinese. 



I giardini temporanei di Prinzessinnengarten, Berlino





di Cristina Nogara


A pochi metri dalle rotonde nel traffico della Moritzplatz, e lungo gli ingressi del Prinzessinnengarten, vengono coltivate verdure fresche. Robert Shaw e Marco Clausen, della compagnia no-profit Nomadisch Gruen (verde nomade), coltivano vegetali con standard biologici su un terreno di 6000 metri quadri. Un anno fa la zona era un’area dismessa piena di spazzatura. Oggi vi fioriscono zucche, patate, radici e anche un nuovo spirito comunitario. 


I due fondatori poterono contare sull’attivo supporto dei loro vicini. Robert Shaw dice: “Noi abbiamo creato il contesto di questo posto. Sono le molte e diverse persone che si occupano di piantare, annaffiare e diserbare (e che si incontrano al caffè del giardino) che fatto rinascere questo luogo.”
Un luogo di incontro e di scambio per i giovani, per le scolaresche in visita e per gli orticoltori, e anche di integrazione, per gli immigrati. Le donne provenienti dalla Russia e dalla Turchia sono delle esperte orticoltrici ed è da loro che Robert Shaw, coltivatore autodidatta, ha ricevuto i migliori suggerimenti. 


Tutti possono raccogliere e comprare prodotti ortofrutticoli al Prinzessinnengarten e le persone che danno un mano in modo regolare possono acquistare a prezzi di convenienza. Ma, a differenza che nei tradizionali orti tedeschi, qui non vi sono appezzamenti individuali. L'unica eccezione è per i bambini in età scolare e prescolare che coltivano e curano il proprio orto dal dissodamento fino al raccolto. Tutti possono raccogliere e comprare prodotti ortofrutticoli al Prinzessinnengarten e le persone che danno un mano in modo regolare possono acquistare a prezzi di convenienza. Ma, a differenza che nei tradizionali orti tedeschi, qui non vi sono appezzamenti individuali. L'unica eccezione è per i bambini in età scolare e prescolare che coltivano e curano il proprio orto dal dissodamento fino al raccolto. 




Il Prinzessinnengarten differisce dal suo modello ispiratore in un punto fondamentale: le aiuole sono trasportabili. La verdura cresce nei contenitori del pane di plastica in disuso, le patate spuntano in sacchi di riso, le erbe aromatiche in vecchi cartoni del latte. Questo metodo di coltivazione rende l’orticultura indipendente dalla qualità del suolo e l’orto urbano rimane mobile. Dopotutto, l’oasi di Moritzplatz è un giardino temporaneo poiché, quando un giorno il Berlin Liegenshaftsfonds (proprietario del terreno) venderà il sito, gli agricoltori  dovranno andarsene. Grazie alla concezione del Nomadisch Gruen la ricollocazione non dovrebbe essere un problema. È una forma di agricoltura che funziona anche sui tetti delle case, nei parcheggi e nei terreni che, per varie ragioni, sono temporaneamente abbandonati.

mercoledì 25 maggio 2011

Ombra



Fervono i lavori sulla copertura dell'aula aperto e finalmente il sistema di teli da agganciare alla struttura in bamboo prende forma.
Un' approfondita analisi delle nostre esigenze e delle caratteristiche delle diverse proposte, ci ha portato a scegliere un sistema di teli di cotone che possono essere tesi o arrotolati grazie a un sistema di ganci elastici.

Lunedi il primo dei 5 teli in cotone bianchi e' stato attaccato e collaudato, per cui adesso si procede con gli altri.
Al più presto l'opera sarà completata e avremo finalemente un po' di tregua dal solleone!

domenica 22 maggio 2011

Un giardino in ogni buca

di Aliona Bulicanu

“Se piantassimo dei fiori in ogni buca, sarebbe come trasformare la strada in un prato” dice Pete Dungey, studente all'università di Brighton.
“Il mio scopo era fare qualcosa che potesse attirare l'attenzione e al contempo aumentare la consapevolezza dei problemi odierni. Ho piantato fiori per quindici giorni e la parte migliore di questi interventi è veder crescere il mio lavoro.''



Giardini pensierosi e portatili

di Aliona Bulicanu


Gli studenti della scuola di architettura di Ascoli Piceno ogni anno scelgono uno spazio su cui progettano un allestimento temporaneo. Minimi elementi costruttivi per entrare in relazione con il verde esistente. Il Giardino pensieroso portatile è stato realizzato nel 2010 e prevede circa 90 giardini contenuti in borse di tela cerata, irrigidite con strutture di canne o con scatole di cartone. In ogni giardino è infisso un bastoncino in legno con una striscia di acetato satinato su cui è scritto un pensiero inedito, o una citazione, sul tema del paesaggio. Il Giardino portatile è un giardino povero, autogestito, mutevole, trasportabile in tempi e luoghi diversi, inseribile nei contesti duri e formali della città. È un'azione contro la cultura decorativa dei vasi, vasetti, aiuole e altri geometrici recinti dove il verde assume il valore di puro sfondo, come un quadro urbano, che pare negare le carateristiche dinamiche e mobili delle piante.

venerdì 20 maggio 2011

mercoledì 18 maggio 2011

BMW Guggenheim Lab di Atelier Bow-Wow, quando le aule all'aperto possono essere strumento per migliorare la città

di Alessandro Altini




BMW Guggenheim Lab è un laboratorio mobile che si recherà in nove principali città del mondo in sei anni con il compito di affrontare vari temi della vita urbana attraverso programmi gratuiti e partecipazione del pubblico. Il progetto prende il via ufficialmente 3 agosto 2011 a New York con un impianto situato su un terreno abbandonato nell'East Village e progettato da Atelier Bow Wow; la struttura mobile ospiterà una serie di eventi e programmi volti a rendere più vivibile la città prima di trasferirsi a Berlino nel 2012 e successivamente in Asia.

Atelier Bow-Wow ha soprannominato il proprio progetto "cassetta degli attrezzi da viaggio", il concept è quello di una struttura in fibra di carbonio, a richiamo del know-how del partner BMW, che sorregge un loft a cielo aperto la cui metà inferiore è ispirata allo spazio di una loggia che sarà tenuta aperta la maggior parte del tempo e sarà sede di workshop con tavoli per esperimenti pratici; la parte superiore è avvolta da una pelle semitrasparente e sarà la sede di un sistema flessibile di mezzi meccani semoventi che modificheranno la percezione globale dello spazio, come in una scenografia teatrale, per adattarsi ad una varietà di programmi tra cui conferenze, spettacoli e proiezioni cinematografiche. La trasparenza della struttura permetterà ai visitatori di intravedere le varie performance, osservando anche il funzionamento interno dell'apparecchiatura scenografica che cambierà di volta in volta per rispondere alle esigenze di ogni evento. Nelle vicinanze coesisteranno anche strutture in legno più piccole per ospitare servizi igienici e una caffetteria.

L'interattività non sarà solo per i visitatori della struttura ma verrà estesa anche al web, infatti il Guggenheim Lab ha lanciato un sito web sul quale gli ospiti possono inviare le loro proposte per rendere più confortevole quello spazio. Alla chiusura del laboratorio cittadino, i miglioramenti apportati sul luogo e le strutture satellite saranno mantenuti, trasformando uno spazio inutilizzato della città in un parco pubblico accessibile. Il programma prevede per i primi due anni il tema "come un ambiente urbano può essere reso più rispondente alle esigenze delle persone e come può essere trovato un equilibrio tra comfort individuale/collettivo e il crescente bisogno di rispetto sociale e ambientale".

Purtroppo, al momento attuale, questa ottima idea non sarà programmata per l'Italia; ci si potrebbe domandare come mai si sia persa anche questa opportunità insieme a molte altre che avvengono all'estero nonostante le ricorrenti belle parole (forse troppe) che spesso si sentono in merito ai temi dell'Expo 2015, o forse la risposta sta proprio nel maggior pragmatismo tedesco e americano...

Inserti d'arte applicata

Progetto grafico

Elaborazione del logo e dell'intestazione, studio per la segnaletica,
del gruppo Redazione (Aliona Bulicanu, Cristina Nogara, Elena Ruzza, Paola Tonizzo)




lunedì 16 maggio 2011

Mappa degli orti

La numerazione degli orti necessaria per avviare la ricerca sociologica sul campo, condotta da Stefano Laffi (il Laboratorio orticolo è nell'ultimo lotto in alto a sinistra, l'Aula all'aperto è nel lotto n.32).


Aula all'aperto

 di Elena Ruzza

Proseguono i lavori, in via Chiodi, e tra gli orti sorge ora l'aula all'aperto realizzata dagli studenti del laboratorio "Costruire naturale". 
La struttura, costruita con aste di bambù lunghe circa tre metri intrecciate e legate con corda, è stata progettata per essere leggera, di semplice realizzazione, smontabile e rimontabile.
Una volta realizzati i fori, con l'ausilio di una trivella, 12 tronchi sono stati piantati nel terreno, protetti da uno strato di vernice bituminosa, a sorreggere la copertura. Questa è costituita da tre archi di travi intrecciate con la tecnica del ponte autoportante sperimentato la prima volta da Leonardo da Vinci. Per conferire maggiore stabilità alla struttura sono stati infine inseriti dei tiranti. 



martedì 10 maggio 2011

Studio della segnaletica degli orti di via Chiodi

gruppo Redazione (Aliona Bulicanu, Cristina Nogara, Elena Ruzza, Paola Tonizzo)

Sergio Sabbadini, "Aule all'aperto"



















Lezione sul campo di Sergio Sabbadini, esperto di bioarchitettura ed esploratore di quel vasto territorio che chiamiamo ambiente e che, dall'architettura, confina e sconfina nell'agricoltura e nel paesaggio, ma anche nelle nuove forme di didattica e nell'ecologia dei rapporti umani.
Ha presentato il suo libro "Aule verdi all'aperto" in cui racconta una lunga esperienza di architettura partecipata condotta all'interno di una scuola elementare di Concorezzo (Monza).

mercoledì 4 maggio 2011

Archeortologia

Reportage 1
di Stefano Laffi

Abbiamo iniziato l'esperienza didattica dell'orto urbano e abbiamo capito una cosa. Dissodare è come fare uno scavo archeologico, quando è la prima volta e sei un po' al confine del campo, quando smuovi la terra scopri di tutto, pale e vanghe sbattono contro un universo di oggetti sotterranei e affiora l'Atlandide della periferia milanese. Chi c'era sotto di noi, ovvero che cosa era successo prima di noi?
A memoria, tralasciando i reperti più simili all'immondizia indistinguibile: un cartellino con la scritta peperoni gialli, diversi residui di plastica nera che fanno pensare ai vasi delle piantine appena comprate, un paio di fili verdi di plastica tipo stenditoio forse utilizzate per sostenere piante in crescita, alcuni cocci di vetro, tre lattine di cocacola ma soprattutto mattoni e sassi e fra questi il Sasso, un masso non ancora estratto del tutto e quindi non identificabile nella sua forma, ma certo più pesante di un uomo.
Insomma non proprio il paradiso perduto o le mitiche terre fertili del Nilo, ma non è più eroica e degna la natura in città, nella sua lotta per la vita?


Il Sasso, un masso non ancora estratto del tutto.

Quando il lunedì è sostenibile

di Elena Ruzza

I Lunedì sostenibili sono una serata al mese, a Milano, dedicata al verde e alla socialità. Un lunedì sera in cui associazioni e persone che si occupano di verde urbano etico possono conoscersi, presentarsi, illustrare i propri progetti, cercare eventuali sinergie e, tra amici, bere un buon drink o una tisana.
I lunedì sostenibili nascono per lo scambio di opinioni, conoscenze, informazioni, l’intrecciarsi di progetti ed entusiasmi per un sogno comune: città più verdi e vivibili che abbiano la bio-diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali. Città multiculturali con parchi agricoli, energia pulita, bio-architettura, tetti ricoperti di orti/giardini. Città dove ritrovare il contatto con i ritmi e i cicli della natura: il tempo della fioritura, della maturazione, della raccolta. Il ricco e pacato tempo degli orti.
Sul sito si trovano il programma dei prossimi incontri e l'archivio degli argomenti trattati dal 2008 ad oggi.

Orti in corso in via Chiodi

di Elena Ruzza

ORTINCORSO è un tema di progetto, un lavoro progressivo, un esperimento. 
Nasce all'interno del corso "Costruire naturale" della facoltà di Architettura Ambientale e prende atto della realtà diffusa degli orti nelle nostre città, di come siano una necessità e una risorsa ancora tutta da valorizzare. 
Inizia dopo due mesi di studio sulla pratica dell'agricoltura urbana, di indagine negli orti di via Chiodi, di proposte per la progettazione in questa dimensione a metà tra la città e la campagna, tra lo spontaneo e l'organizzato, tra il verde e il costruito. 
ORTINCORSO vedrà alcuni studenti di architettura e i loro docenti all'opera nella progettazione e nella realizzazione di due spazi all'interno del complesso di via Chiodi, un orto seminato e coltivato con la guida di un agronomo dell'università di Milano, e un'aula all'aperto progettata e costruita dagli stessi studenti. 
Ad oggi, il terreno dell'orto è stato zappato e dissodato e sono già seminati pomodori, basilico, lattuga e carote.
Per quanto riguarda l'aula, in questi giorni il terreno su cui verrà realizzata è stato accuratamente ripulito e battuto, e sono state trasportate in loco le travi in bambù per la costruzione della copertura che inizierà a breve!